Le parole della quarantena: emozioni in gioco

Le parole della quarantena: emozioni in gioco

Non vogliamo ricordarla però come la primavera della crisi educativa perché, anche se da lontano, abbiamo mantenuto vivo il legame con i bambini, alimentando sempre nei loro cuori il desiderio della ripresa e della RINASCITA.

Ne è venuto fuori una raccolta di esperienze e questo racconto: “Le parole della quarantena: emozioni in gioco”.

La primavera era alle porte. L’aria era diventata più dolce, qua e là nei prati si intravedeva qualche timido fiorellino che con coraggio tentava di sbocciare; nel giardino della scuola alcuni uccellini avevano iniziato a fare il nido tra i rami delle vecchie querce.

Tutto era tranquillo: i bambini andavano a scuola la mattina; al calcetto, a danza, in palestra a pomeriggio; le mamme e i papà a lavoro, i nonni uscivano per fare lunghe passeggiate con i nipotini. Poi un brutto giorno cambiò tutto!

Arrivò da molto lontano… Chi? Un principe? Noooo… un guerrierio? Noooo… un marziano? Nooo… Un VIRUS… un che? Un virus di nome COVID-19 che in un battibaleno trasformò tutto!

La scuola dovette chiudere, i bambini rimasero a casa per tanti lunghi giorni, anche le mamme e i papà rimasero a casa; alcuni di loro lavoravano a distanza in smart working, altri non lavorarono più, molti nonni si ammalarono…

Le strade diventarono vuote e silenziose, nessuno poteva fare delle passeggiate… andare in bicicletta, giocare nei cortili…

Qualcuno incominciò a diventare triste, qualcun altro guardava dai vetri della finestra in attesa delle giornate di libertà. Poi un giorno un bambino, più coraggioso degli altri, fece volare dal suo terrazzo tanti pezzi di carta sui quali c’erano scritte delle parole magiche: CASA, CUORE, FAMIGLIA,
ABBRACCI, SCUOLA.

Erano le parole nuove che aveva imparato grazie al virus:

  • aveva scoperto che era bello andare e a scuola e stare con la maestra, i compagni, giocare insieme;
  • aveva scoperto che il suo cuore era pieno di gioia quando stava con loro e che adesso era triste
    perché “era lontano”;
  • aveva scoperto che aveva una bellissima famiglia e che era molto bello trascorrere delle giornate
    tutti insieme in casa;
  • aveva scoperto però che aveva bisogno di abbracciare gli amici, i compagni di scuola, le maestre, i
    nonni e che aveva bisogno di loro.
    Allora corse subito in cucina e chiede aiuto alla sua mamma e con uno strumento che usavano i
    grandi chiamato PC fece una magia: arrivò dai suoi amici e li poté abbracciare tutti da lontano,
    virtualmente con il Cuore e fu così che tutti da DISTANTI si sentirono VICINI.


Albarita Palmieri

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